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Viaggiando con la mente

Vi è mai capitato di voler scappare, mollare tutto e andare a lavorare in un bar del Tennessee? Oggi mi sento così… Sarà la radio country che mi riempie la giornata, sarà il periodo, sarà comunque la voglia di cambiare aria, la voglia di vedere quei propri occhi quei luoghi che trasudano musica, sarà la paura di aver sbagliato tutto e di voler cambiare completamente lasciandosi tutto e tutti alle spalle…
Oggi voglio scappare e andare a lavorare in un bar nel Tennessee

Amarok, tra mistero e realtà

AmarokOggi vi parlo di Amarok, e se ne parlo oggi è per vari motivi. Primo perché è uno delle più belle cose che siano capitate alla musica negli ultimi vent’anni (vabbè… prima c’erano i Pink Floyd 😉 ); a forza di ascoltarlo infatti mi sono reso conto che dire che sia una delle più belle composizioni di Mike Oldfield potrebbe sembrare riduttivo. Non l’ho scoperto subito; prima ne ho sentito parlare, ne ho letto sui siti dedicati a Mike, ma mai l’avevo ascoltato; l’ho scaricato e l’ho ascoltato, all’inizio un po’ alla volta (è difficile ascoltare una traccia da un’ora e due secondi in un solo colpo), poi con gli anni mi è capitato sempre più volte di sentirlo per intero seguendo ogni volta più attentamente le trame che si sussegono all’interno e apprezzando via via quelle piccolezze che Mike riesce sempre a nascondere nelle sue composizioni. Non mi dilungo sulla storia dell’album e delle controversie con la Virgin; quelle storie le tratta meglio l’articolo di Wikipedia.
Secondo, amaroK (notate la differenza nella scrittura) è un lettore musicale per linux, in particolare per l’ambiente grafico KDE, nonchè quello che attualmente ritengo il migliore, soprattutto per le vaste funzioni, anche se nulla toglie che al momento io sia in Gnome e stia usando Rhythmbox perchè non ho voglia di installare le librerie di KDE sulla Debian nuova di pacca… Comunque, tornando ad amaroK, per parecchio tempo mi sono chiesto se il nome fosse solo una coincidenza, finchè un giorno aprendo Amarok con amaroK mi sono trovato questo avvertimento che fugava chiaramente qualsiasi dubbio sull’origine del nome; poi mi è venuto in mente che le immagini ufficiali contenevano sempre molti pezzi di Mike nelle playlist, ma non ci avevo mai fatto caso.
Terzo… è l’unica cosa che riesca a tirarmi su dopo l’in***ata odierna in Comunicazioni… 🙁

Dov’è finita la musica?

Ecco un altro post sulla musica (anche se questa categoria potrebbe chiamarsi più propriamente “Momenti di delirio notturno”. Parto da ciò che stavo ascoltando fino a 2 minuti fa, ovvero “Con il nastro rosa” di Lucio Battisti, anno 1980. A quell’epoca non ero ancora nato, ma mi viene da chiedermi se la musica che girasse per radio fosse effettivamente quella. Mi spiego… Ascoltare quella canzone in cuffia da solo di notte mi prende tantissimo; è una di quelle sensazioni che riescono per un momento a farti distaccare dalla vita reale. Ma poi mi viene in mente che da allora a oggi, e soprattutto negli ultimi anni, ci sono ben pochi altri brani così emotivamente (parlo dal punto di vista musicale… il testo potrebbe anche essere senza senso o in eschimese stretto) …e inizio a scorrere la playlist. Via una, due, tre, quattro… dieci canzoni, poi Maxwell, un artista moderno (soul/r&b) forse troppo poco pubblicizzato… ora sono arrivati gli Eagles con “I can’t tell you why” (tralaltro incredibilmente simile per accordi e struttura a “Con il nastro rosa”, anche qui organo malinconico e assolone di chitarra elettrica non troppo effettata – 1979). Vado avanti; ancora una decina di canzoni, forse di più, su cui a quest’ora di notte non riesco a soffermarmi; poi, cercando, altre canzoni che ascolto volentieri: “Private dancer” cantata da Tina Turner col chitarrone di Mark Knopfler sotto – 1984. “Ti amo ancora di più”, Riccardo Cocciante, 1997. …eccetera.
Ecco però un’eccezione, Seal. Ho qualche canzone del suo ultimo cd, “Seal IV” (2003) e devo dire che sarà sicuramente uno dei prossimi acquisti; canzoni come “Love’s divine”, “Touch” e reinterpratazioni come “Walk on by” sono degne di nota.
Ma oltre a lui? Maxwell non ha fatto granchè… i Pink Floyd sono praticamente defunti… ci sono i Toto che girano ancora il mondo dispensando pillole di ottimo e puro rock ispirato a quel periodo (non per niente li ho visti due volte negli ultimi 2 anni!). Diciamo che tengo salvo Robbie Williams visti i testi non banali e per metterci ancora una certa dose di passione in quello che fa.
Ecco un’altra bella canzone: “Liebe” di Sabrina Setlur (2003). È in tedesco, ma, come ho detto prima, se la musica e l’interpretazione meritano, il testo non ha importanza. Un altro autore che mi sento di consigliare (si, è tedesco e canta in tedesco pure lui) è Xavier Naidoo.
Insomma, dove stiamo andando? Il discorso è sempre il solito: la musica che le major propongono non è quella di qualità, quella più sentita da chi la fa e chi la ascolta… ora per “drogarsi” di buona musica bisogna andare a cercare nei meandri dei negozi e della rete, fidarsi del passaprola di amici fidati e ascoltare radio poco blasonate (della serie “perchè Capital può permettersi di trasmettere i 3 doors down e altre radio più famose no???”).

Il grande Keith

In questi giorni ho riscoperto il grande pianista Keith Jarrett. Mi sono fermato ad ascoltare meglio una sua interpretazione di Somewhere Over The Rainbow che avevo sul disco da qualche tempo e ho ascoltato il famoso Köln Concert (Concerto di Colonia) di nientemeno che trent’anni fa (1975). È incredibile come riesca anche con poche semplici note a trasmettere quelle cose che solo la musica può trasmettere. Basta abbandonarsi un attimo per trovarsi a seguire con il proprio respiro i respiri e le pause musicali seguendo per filo e per segno quello che Keith vuole raccontare attraverso la sua interpretazione e venire trascinati dalle mani di questo incredibile artista.
Ultimamente mi ero rivolto verso generi un tantino diversi da questo, ma è bello scoprire che anche guardando indietro vengono spesso fuori cose che non ne vogliono proprio sapere di invecchiare, come Il Nastro Rosa di Battisti.

Come uccidere la musica

Da più di un mese ormai ho iniziato ad ascoltare le radio online, prime fra tutte Hitzradio.com e SKY.fm Top Hits (oltre a qualche altra radio jazz e country), e mi sono accorto di come negli USA si ascolti ancora, nonostante tutto, musica di qualità. Già l’anno scorso avevo iniziato ad ascoltare afn-z106 (la radio della base US di Vicenza), ascoltando gruppi tipo Maroon5 e Hoobastank con 1-2 mesi di anticipo rispetto alla loro commercializzazione in Italia; ho iniziato a conoscere gruppi come i Matchbox20 (il cantante è Rob Thomas, quello che cantava Smooth con Santana) e Dave Matthews Band (anche lui reclutato da Santana in Supernatural), avvicinandomi un po’ anche (soprattutto con le radio online) al mondo Hip-hop e R&B (qui grazie anche ad un mio caro amico).
Ciò di cui mi sono accorto è che mi è venuta voglia di esplorare mondi musicali diversi più o meno da quando ho smesso completamente di guardare MTV. Ora, è vero che MTV è un’invenzione made in USA, ma ho paura che qui nel Vecchio Continente abbia preso un po’ troppo piede, facendo sempre più attenzione al lato esteriore del mondo musicale e sempre meno alla musica in sè, fino ad arrivare a fenomeni tipo i Blue… uno che sa cantare e gli altri 3 che fanno scena cercando di intonare note quà e là; girando canale mi è capitato di vedere un loro concerto e mi è sembrato un’affronto al mondo della musica professionista… quello dei musicisti in carne ed ossa che arrivavano al successo dopo anni di sacrifici e grazie ad un talento innato (Pink Floyd, Toto, Queen, etc…) o dei compositori fuori dal comune (Oldfield, Enigma, etc…) che ormai godono solo di un mercato di nicchia.
È un processo irreversibile? Siamo arrivati ad un punto di non-ritorno o prima o poi la gente si accorgerà che ciò che il mercato europeo propone ormai sta raggiungendo livelli di qualità musicale indecente?
Intanto io continuo ad ascoltare le mie radio online e z106… chi vivrà vedrà…