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Vita più o meno vera

Quello che vedo

Certo, scrivere un post con questo titolo di notte, da solo ed in una stanza buia, non dà grandi speranze sul possibile contenuto. Ma forse è proprio in questi momenti che riusciamo a concentrarci meglio sui particolari.

Così mi guardo intorno e, complice la dilatazione della pupilla, inizio a vedere qualcosa.

C’è luce che entra dalla finestra, dove la tenda pesante è leggermente scostata, che illumina fiocamente le pareti della mia piccola casa-stanza e lascia intravederne le forme.

Ci sono le lucine verde e blu del condizionatore vicino al soffitto a dare una lieve mano di colore lì attorno.

C’è la luce blu soffusa del caricabatterie sul muro di fronte a colorare un angolo della libreria, di cui riesco ora a percepire il contorno.

C’è un alone di luce che filtra dal contorno della porta, prima lieve difesa verso il Mondo.

Sposto la testa e vedo l’orologio verde sul microonde; quello che va inesorabilmente avanti troppo veloce, e che più di una volta ho pensato di voler spostare forzatamente avanti di una ventina di minuti per auto-ingannarmi di essere in ritardo.

Però queste luci non sono abbastanza per vedere chiaramente. 

Così devo aspettare il giorno per avere della luce in più ed avere il controllo della situazione, senza lasciare la mente ricostruire grezzamente quello che gli occhi non vedono.

Eppure quelle luci, nella notte, mi guidano e mi tengono presente.

Tutto sta nell’affidarsi a loro, chiudere gli occhi, e ricordarsi che il giorno arriverà; e confidare di svegliarsi nella realtà in cui si vuole vivere …senza chiedersi se sia un sogno.

Il regalo più grande

“…chi l’avrebbe immaginato sei mesi fa?”

Capita che in una fresca serata di luglio ti ritrovi a piangere litri di lacrime di gioia, ti accorgi che i sogni e le favole moderne esistono, capisci che quello che stai vivendo non è un film ma è veramente la tua vita, ti guardi intorno e vedi i volti ed i sorrisi degli splendidi compagni di viaggio di una fantastica avventura iniziata sei mesi fa, capita che non trovi più le parole per ringraziare “perché è stato qualcosa di così grande e potente che ancora faccio fatica a capacitarmene”.

Mancano le parole ma non le lacrime, di gioia, che continuano a cadere ogni volta che ripenso a quei momenti e li rivivo con la mia mente. Per una volta i regali erano molto più spirituali che materiali: parole, note, sorrisi, sentimenti; emozioni. Tutte quelle persone, la mia nuova famiglia allargata, mi hanno fatto dono di ciò che più vale, il loro tempo ed i loro pensieri.

È forse questo il regalo più grande che mi sia stato fatto negli ultimi anni; e credo che non smetterò mai di ringraziare quanti hanno voluto così accompagnarmi in questo incredibile viaggio che mi sto accingendo a compiere. E quella maglietta firmata (perché sono quelle le firme che contano!) rimarrà ad imperitura memoria di quell’incredibile serata.

Grazie!

La città che vive…

Inauguro questo blog strettamente personale riportando un testo che ho scritto per contribuire al lavoro di una cara amica. 🙂

Il post assume poi un contorno leggermente amaro considerato che nel frattempo ho lasciato Milano per buttarmi verso nuove ed emozionanti avventure, anche se il cuore, per ora, è rimasto lì!

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Piazza Duomo, scatto una foto al simbolo di questa città che vive, corre, dorme e si risveglia col ritmo di chi ha sempre qualcosa da fare e forse spesso ha anche paura di restar solo. La città di chi parte, di chi va, di chi resta e di chi torna; la città dei lunghi aperitivi, di chi guarda cosa fai e non chi sei o da dove vieni; la città delle lunghe chiacchiere sotto casa e delle infinite camminate, di giorno come di notte. La città di chi ha sempre una storia ed un viaggio da raccontare.

Molti la chiamano città grigia, e forse a livello estetico, almeno cromaticamente, hanno ragione, quelli che lo fanno; ma l’hanno mai vissuta veramente, quelle stesse persone? Hanno camminato lungo via Torino di notte affacciandosi su Piazza del Duomo quel tanto che basta per vedere la facciata della cattedrale comparire quasi di sorpresa? Si sono mai fermate su una panchina di Parco Sempione a guardare l’Arco della Pace in lontananza o il Castello con una lieve brezza che passa, quelle persone?

Io preferisco viverla sempre e comunque, la mia Milano; nel caos del giorno, nei pensieri della notte; camminando da solo, scherzando con gli amici; con la musica nelle orecchie, in silenzio; lasciandomi avvolgere con calma dai raggi di sole tra le case, correndo sotto la pioggia; nelle tranquille serate d’estate, nelle imprecazioni per la neve d’inverno. Preferisco lasciarmi sorprendere dal calore di chi questa Milano l’ha saputa scoprire ed amare un po’ alla volta, come me.