L’incontro con la montagna, quando assume il valore di una esperienza autentica, capace di provocare, in chi la vive, una vera crescita interiore, non può prescindere da due condizioni gemelle:
la solitudine e il silenzio.
Solitudine e silenzio non sono corollari marginali, facoltativi, come alcuni stoltamente credono; ma rappresentano i perni indispensabili su cui si incardina qualsiasi rapporto significativo tra gli esseri umani e i grandi spazi incontaminati della natura.
Il silenzio non è l’opposto del suono, ma del rumore.
Violenta e uccide il silenzio il rumore aggressivo della musica che fuoriesce dagli altoparlanti o dagli auricolari.
Violenta e uccide il silenzio il rumore arrogante degli elicotteri e degli aerei da turismo.
Violenta e uccide il silenzio il rumore barbarico dei gatti delle nevi, dei cannoni spara-neve, delle motoslitte, dei mezzi fuoristrada a quattro o due ruote.
Violentano e uccidono il silenzio le grida e i richiami umani, quando essi non siano assolutamente necessari.
Il silenzio non è vuoto di suoni, tutt’altro. In esso vibrano e filtrano nel nostro animo le mille voci segrete della natura: la musica degli astri notturni, il sibilo del vento tra i rami o le rocce, il grido dell’aquila e del gipeto, il cinguettio dei passeri, il bramito del cervo e dello stambecco, il tuffo della rana, l’eco della valanga lontana, lo scricchiolio del seracco; ma anche il battito accelerato del nostro cuore e il ritmo del nostro respiro.
Gli esseri umani troppo spesso attraversano gli spazi naturali avvolti in una nube di rumore: scafandro sonoro che li rende irrimediabilmente avulsi da quanto li circonda; rozzi astronauti, capitati per caso su un pianeta estraneo e incomprensibile, incapaci di decodificare il messaggio della natura.
Quel messaggio eterno che vive e parla attraverso la voce del silenzio.
Se i rumori si aprono la strada violentemente, anche contro la nostra volontà, attraverso l’organo dell’udito, i suoni della natura entrano in noi – e si depositano gentilmente in noi – attraverso tutti i sensi.
Impariamo ad ascoltare il silenzio. E ad amarlo, come si ama un insostituibile tesoro.
Carlo Alberto Pinelli